"Fontamara"
« In capo a tutti c'è Dio, padrone del cielo.
Questo ognuno lo sa.
Poi viene il principe di Torlonia, padrone della terra.
Poi vengono le guardie del principe.
Poi vengono i cani delle guardie del principe.
Poi, nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi vengono i cafoni.
E si può dire ch'è finito. »
(Fontamara, Ignazio Silone)
Questo ognuno lo sa.
Poi viene il principe di Torlonia, padrone della terra.
Poi vengono le guardie del principe.
Poi vengono i cani delle guardie del principe.
Poi, nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi vengono i cafoni.
E si può dire ch'è finito. »
(Fontamara, Ignazio Silone)
Fontamara è un film del 1977 diretto dal regista Carlo Lizzani. E' basato, in maniera piuttosto fedele, sull'omonimo romanzo di Ignazio Silone ed è interpretato da un giovane Michele Placido nel ruolo di Berardo Viola. Gran parte dei dialoghi si svolgono in dialetto marsicano.
Estate 1927: i contadini - i "cafoni" - della Marsica vivono di stenti coltivando per i padroni la terra pingue del Fucino e per sé le pietraie del monte. Privati, con la frode, dell'acqua (la famosa questione: i tre quarti dell'acqua andranno a noi e i tre quarti del'acqua che rimane ai fontamaresi), si ribellano ma dovranno scontrarsi con i picchiatori fascisti. A subirne le conseguenze saranno soprattutto le donne. Il protagonista e capo della protesta, Berardo Viola, emigrato a Roma, è arrestato e massacrato in carcere. Il fim è svelto, nitido, corposo. Lizzani riesce a rievocare con pensosa malinconia un mondo contadino in cui si riflette l'irrisolta questione della nazione italiana, lo squilibrio tra Nord e Sud, tra sviluppo e progresso. Una delle migliori interpretazioni di Placido.
(Michele Placido e Antonella Murgia)
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